Pillole di razionalità #2 – Giusto o sbagliato può dircelo la scienza?

Ecco come si studia la moralità in laboratorio.

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Diceva Aristotele che l’essere umano è un “animale razionale”. E nel corso della storia molti filosofi hanno condiviso questa visione ottimistica, anche se alcuni hanno sottolineato debolezze e vicoli ciechi del pensiero umano. Solo negli ultimi cinquant’anni, però, le scienze cognitive hanno cominciato a studiare sperimentalmente la razionalità e l’irrazionalità umana. Psicologi, economisti e neuroscienziati hanno raccolto dati su come di fatto ragioniamo e prendiamo decisioni, sia sul lavoro sia nella vita quotidiana. E questi studi ci mostrano che spesso non siamo affatto razionali, ma vittime di distorsioni cognitive (i cosiddetti bias) che ci spingono a fare scelte e ragionamenti scorretti o inefficienti. Queste trappole mentali riguardano non solo i profani ma anche gli esperti (scienziati, medici, giudici, politici, consulenti, ecc.) e gettano un’ombra di pessimismo sulla possibilità dell’essere umano di migliorare se stesso e la società in cui vive usando la propria ragione. D’altra parte, la conoscenza sempre più accurata che abbiamo della nostra mente e delle sue strategie spontanee di ragionamento e decisione (le cosiddette euristiche) ci permette di usare contromisure e strumenti cognitivi per evitare le trappole e migliorare le nostre decisioni. Il gruppo di ricerca MInD alla Scuola IMT studia sia la teoria sia la pratica del ragionamento umano, al fine di comprendere e migliorare le nostre decisioni e il loro impatto sulla società. Nei video di “Pillole di razionalità” vi proponiamo alcuni spunti di riflessione.

Risonanza magnetica, elettroencefalogramma, tomografia computerizzata sono tecniche di neuroimmagine recenti che ci danno l’opportunità di vedere una parte di noi stessi che ci affascina da sempre: il nostro cervello. E, soprattutto, di vederlo in azione. Gli scienziati utilizzano queste tecniche per osservare e studiare varie funzioni e comportamenti: che cosa succede quando parliamo o contiamo, quando pensiamo a una persona cara, oppure mentre sogniamo. Queste stesse tecniche vengono usate anche per vedere e capire che cosa succede quando dobbiamo prendere delle decisioni impegnative da un punto di vista etico, delle decisioni morali. La filosofia morale è la disciplina che si occupa di cercare di capire che cosa sia giusto e sbagliato, se esistano delle regole da seguire necessariamente e, se sì, quali. È il dibattito filosofico per eccellenza. Ma tutti noi sappiamo che capire che cosa sia giusto fare, moralmente parlando, è tutto tranne che semplice.

I neuroscienziati studiano la moralità e il suo funzionamento combinando l’uso delle tecniche di neuroimmagine con particolari esperimenti di ragionamento filosofico, i cosiddetti dilemmi morali. L’”iniziatore” di questo filone di ricerca è stato Joshua Greene, ricercatore all’Università di Harvard, che con il suo team ha presentato vari dilemmi morali a soggetti dentro la risonanza magnetica funzionale, osservando l’attivazione delle diverse aree del cervello. Dai loro studi, Greene e colleghi postulano l’esistenza di due processi, che sembrerebbero interagire nel rispondere ai dilemmi morali: un processo più basato sul ragionamento astratto, che preferirebbe una risposta più concentrata sulle conseguenze dell’azione e uno, invece, più basato sulle emozioni, che terrebbe in considerazione altri fattori oltre il semplice “calcolo matematico” delle conseguenze. Sembrerebbe che questi due processi possano coesistere e, a volte, entrare in competizione, portando persone diverse a dare risposte diametralmente opposte allo stesso dilemma morale. Che cosa questi risultati ci dicano sul dibattito filosofico è ancora tutto da chiarire.

Guarda il video per approfondire.

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