Quali sono le motivazioni che possono spingere un’azienda familiare a essere attenta all’ambiente? Perché un’impresa sceglie di essere sostenibile, di produrre con occhio di riguardo al territorio e alla comunità? Non è scontata la domanda, e neppure la risposta. Anzi, individuare le motivazioni alla base di questo comportamento virtuoso potrebbe essere utile per fornire anche ad altre aziende indicazioni su come inserirsi nella scia dello sviluppo sostenibile.
Un gruppo di ricercatori dell’unità di ricerca AXES (Laboratory for the Analysis of Complex Economic Systems) della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della London Metropolitan University ha condotto uno studio proprio per analizzare le motivazioni che spingono un’azienda familiare a perseguire i diciassette obiettivi dell’Agenda 2030, il programma di azione sottoscritto nel settembre 2015 da 193 paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) per conciliare lo sviluppo economico con il rispetto dell’ambiente e il perseguimento dell’uguaglianza sociale.
Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Cleaner Production, ha preso in esame un singolo caso studio, quella del gruppo industriale multinazionale EPTA, azienda familiare con sede a Milano specializzata nella produzione e vendita di sistemi per la refrigerazione commerciale. EPTA è stata selezionata per questa ricerca tra le imprese che hanno sottoscritto il Family Business Sustainability Pledge, iniziativa promossa dall’Onu e che punta a mobilitare le aziende familiari a incorporare la sostenibilità nelle loro strategie di business. Anche se il caso-studio riguarda una singola azienda, è possibile che altre imprese siano spinte dalle stesse motivazioni. Ne abbiamo parlato con Alessia Patuelli, ricercatrice in economia aziendale della Scuola IMT, prima autrice della ricerca.
Dunque, che cosa spinge questa azienda familiare a impegnarsi per la sostenibilità?
La persona della famiglia che abbiamo intervistato e che fa parte del consiglio di amministrazione ci ha detto: “I miei genitori hanno fatto la guerra e ci hanno insegnato il valore del risparmio, il valore delle attenzioni alla comunità, all’ambiente.” A motivare l’azienda sembrano essere i valori della famiglia attuale, cioè i valori dei singoli individui membri della famiglia che fanno parte della governance, che si legano a quelli della generazione precedente, traducendosi in un forte interesse per attività di sostenibilità ambientale e sociale. Nel momento in cui, nel 2015, sono stati formalizzati gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, sono diventati una sorta di legittimazione e ulteriore spinta, facendo incrociare i valori familiari con i valori legati agli obiettivi, e spingendo ulteriormente in direzioni ben definite.
In che modo questa azienda cerca di essere sostenibile?
Gli intervistati ci hanno raccontato l’attenzione dell’azienda verso le persone e l’ambiente. Questo si traduce in azioni concrete rivolte alla comunità e al territorio, come iniziative nelle scuole per trasmettere ai giovani competenze pratiche da utilizzare nel mondo del lavoro, oppure donazioni e collaborazioni con il Fondo per l’ambiente italiano (FAI) per il mantenimento e restauro del patrimonio culturale. Una famiglia radicata nel territorio presenta forti connessioni sociali e un forte attaccamento ai luoghi. L’azienda familiare diventa parte di te, e diventa spontaneo promuovere attività in favore della comunità e di quell’ambiente. È come se si estendesse la rete di protezione della famiglia anche a tutto quello che la circonda, compresi i dipendenti. In particolare, questi valori e obiettivi di sostenibilità nascono dalla famiglia, che fa parte dell’organo di governo dell’azienda, per poi discendere all’interno di tutta l’azienda. Di fatto, anche i manager e i dipendenti non appartenenti alla famiglia sentono i valori e le spinte alla sostenibilità, e li fanno propri, prendendo autonomamente iniziative per attività orientate alla sostenibilità, a tutti i livelli.
Perché il focus sulle aziende familiari?
Nella letteratura scientifica non esistevano articoli che collegassero il family business con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Gli studi sull’ambito di business e gli SDGs sono molto recenti, quindi si trattava di un campo di ricerca molto nuovo e secondo noi interessante da studiare. La letteratura sulle aziende familiari mostra infatti che questo tipo di aziende è diverso da quelle non familiari. Come ogni famiglia, anche le aziende familiari sono molto diverse tra loro: tra aziende e famiglia possono nascere sinergie uniche, nel bene e nel male. Di solito, la presenza della famiglia porta a un maggiore orientamento dell’azienda verso la responsabilità sociale, e quindi anche verso gli SDGs. Negli anni Cinquanta del secolo scorso veniva formalizzato il concetto di responsabilità sociale d’impresa, con l’idea che l’azienda dovesse essere responsabile non solo per gli azionisti ma anche per l’ambiente e la comunità che la circondano. Gli obiettivi di sostenibilità dell’Onu sono un’evoluzione di una tendenza già presente in diversi tipi di aziende, indirizzando questa responsabilità su diciassette strade specifiche. Esistendo tantissime aziende familiari nel mondo e in Italia – il 70-80 per cento delle imprese europee e l’85 per cento di quelle italiane è a conduzione familiare – capire perché e come un’azienda è spinta a perseguire questi obiettivi può dare indicazione sul perché anche le altre lo fanno.
Anche se limitato a un singolo caso, il vostro studio può aiutare a sostenere l’attenzione di istituzioni e aziende verso la sostenibilità?
È proprio quello che puntiamo a fare. Nonostante i limiti del caso studio, quello che noi sosteniamo e che emerge dalle interviste è che la sostenibilità dell’azienda nasce dai valori della famiglia che gli individui imparano fin da piccoli. Per creare aziende sostenibili non serve solo dare degli incentivi, ma partire dalla scuola, cioè dai valori nella formazione. Nel caso che abbiamo studiato questi valori provengono dalla famiglia, ma da bambini si possono comunque assorbire, a scuola o in altre attività. Per finire, il nostro studio vuole dare uno spunto ai policymaker: i valori imparati da bambini sono gli stessi che poi, da adulti, vengono portati nei board delle aziende, e tradotti in realtà. La scuola, in questo senso, può fare molto.
Marco Maria Grande